Continuarono a cavalcare…nel
silenzio…il loro silenzio.
Ormai era pomeriggio e non
si erano ancora fermati, Oscar voleva mettere più distanza possibile
fra lei e Parigi. Il vento la spingeva verso nord…avrebbe voluto essere
veloce come quel vento che desiderava il mare…
Ma tutta la sua speranza si
schiantava contro il muro che li divideva, un muro di parole gridate solo
nell’anima. Voleva romperlo quel muro, avrebbe voluto assalirlo con tutta
la sua forza…ma non sapeva come…tutta la sua diplomazia maturata negli
anni a corte non valeva nulla, tutti i suoi sforzi non approdavano a nulla…
mi sembra di giocare una
partita a scacchi…sapessi chi sia il mio avversario…me stessa o Andrè?…non
possiamo mica stare in questo assurdo mutismo…maledizione!
“secondo te Andrè quanto
manca ai mulini?”…proviamo così…
“al tramonto saremo lì…Oscar…sperando
di trovare una locanda aperta”
“beh non è un problema”
ah Oscar lo so che dormiresti
anche sulle spine se questo bastasse a convincermi della tua forza…della
tua indipendenza…del tuo non aver bisogno di me…
“lo so che non è un
problema … per te!”
Oscar lo fulminò con
lo sguardo…un attimo…solo un attimo…poi sorrise dicendo” una volta ti avrei
schiaffeggiato…”
“ lo so Oscar…sei sempre a
tempo…”
Quel sorriso appena accennato
si spense sul volto della donna mentre pensava che quello che le faceva
più male era questa nuova ironia che sentiva nella voce di Andrè
non capendo che vi si celava quasi una supplica…Andrè desiderava
quello schiaffo…sarebbe stato normale per loro…per Oscar e l’Andrè
di tanto tempo fa…
“non voglio schiaffeggiarti
“ .
Oscar si voltò fermando
il cavallo, la luce di un tramonto che si avvicinava ne illuminò
il profilo.
Andrè si fermò
e attendeva …
“non sono quella di allora…molte
cose sono cambiate”
una manciata di parole che
divennero per Andrè un scarica di schiaffi…la sentenza del suo errore
dell’errore di una vita…Andrè tremava… riusciva a sostenerne a stento
lo sguardo..ma nei suoi occhi non vide rabbia ma solo tristezza.
“molte cose sono cambiate…Andrè…
da quando su queste strade parlavano e ci prendevamo in giro…eravamo dei
ragazzi…”
Andrè non capiva …cosa
vuole dirmi…e perché mi guarda con tanta tristezza…mi vuole rimproverare
la mia follia con questa tristezza…è la mia punizione?…
Oscar era sempre di fronte
a lui, ferma immobile come una statua antica, solo il vento che le sfiorava
i capelli ne rivelava la natura di vita. Guardò verso il sole che
cominciava il suo cammino verso la notte…
“ ho scoperto che il mondo
è crudele, che la miseria è nelle strade di Parigi e nell’animo
degli uomini, nobili o non nobili che siano…ho scoperto il dolore…e… solo
quando era troppo tardi…” la frase rimase sospesa come sospesa era la vita
di entrambi da tanti anni…
Fersen?…il suo dolore…la
rabbia cresceva dentro l’animo di Andrè, come le mareggiate invernali…
Oscar eccitando il cavallo
che si preparava a lanciarsi al galoppo, si girò di scatto e riuscì
a dire solo con un sussurro parole che avrebbe voluto gridare…
” ho scoperto le rose”
…e si lanciò al galoppo
verso il tramonto…
Andrè rimase annichilito…non
riuscì a distinguere le ultime parole della donna che amava disperatamente…
ma solo la rabbia dolorosa che le aveva motivate… era quello che
sentiva anche lui…si lanciò all’inseguimento…la rincorse…come mille
e mille altre volte…
Spinse il cavallo al limite,
divorava il terreno come il condannato divora la luce oltre le sbarre…sì
come un condannato…Oscar si sentiva condannata al rimorso…il rimorso di
essersi accorta troppo tardi di amare quell’uomo, di amare il suo sorriso,
di amare quelle mani di cui mai aveva conosciuto la dolcezza…troppo tardi…se
solo potessi cambiare il passato…se solo avessi il coraggio di crearmi
un nuovo futuro…
Andrè la seguiva da
lontano…sapeva dove stava andando…voleva lasciarla sola… voleva rispettarla…anche
se avrebbe voluto fermarla, prenderla fra le braccia e lenire il suo dolore
con baci e carezze…la vedeva galoppare e sognava…sognava quello che
sarebbe potuto essere…non riusciva a impedirselo anche se ci aveva provato
milioni di volte, anche se quelle fantasie provocavano in lui fitte di
dolore e lacrime che Oscar non avrebbe mai visto e che non avrebbe
mai asciugato con il tocco della sua mano sottile e delicata…
hai abituato le tue mani
alle armi, alla fatica, al freddo…ma rimangono e rimarranno mani di donna…mani
di donna che ritrovi mentre suoni il piano…mani che ho visto scorrere sulla
tastiera… nervose, mani che si riscaldavano abbracciando una tazza di cioccolata
fumante…mani a cui ho affidato la mia vita e la mia morte…
Era quasi buio quando Andrè
raggiunse Oscar all’ultimo mulino, quello del laghetto, quello in cui tante
volte si erano tuffati da ragazzini, Arras era a poche ore di cammino.
Il giovane non credeva a propri
occhi quando vide la sua Oscar che aveva preparato il fuoco e che aveva
sistemato delle vivande e dei giacigli intorno alla fiamma che le illuminavano
i tratti del viso…ma è impazzita?…e poi da dove salta fuori quel
cibo…addirittura il vino…ma…ma…è come se avesse programmato tutto?
di rimanere all’aperto…qui, ha scelto questo percorso di proposito…ma che
cosa sta succedendo…??
Andrè immerso nel suo
stupore non si accorse che era arrivato davanti al fuoco e la stava guardando
dall’alto del suo cavallo, mentre Oscar seduta controllava la fiamma…
“Andrè non dire una
parola…pensavi che sarei rimasta con le mani in mano…aspettando te…?”
“no …” riuscì a mala
pena a dire…mentre scendeva da cavallo…
“e se non fosse stato per tua
nonna a quest’ora moriremmo di fame” disse nascondendo il sorriso…
“sì…”
“andiamo bene…con il vocabolario…”
La magia di Arras stava funzionando…Oscar
aveva ritrovato la spensieratezza, la voglia di rivolgersi ad Andrè
con la simpatia e il trasporto di un tempo…
“il vocabolario….” Ripeté
Andrè…attonito…felice…
“allora Andrè
Gradier...vuoi rimanere…a digiuno?”
allora Andrè vuoi
rimanere a fissarmi…con quella faccia inebetita tutta la sera…? Vuoi rendermi
le cose più difficili di quanto per me già non siano…
“no…ho fame”
Andrè sistemò
in fretta il suo cavallo e andò a sedersi vicino a Oscar, cominciarono
a piluccare qualcosa, erano imbarazzati da tanta intimità ritrovata
dopo anni. Parlarono dei manicaretti che era riuscita a preparare la nonna
in fretta e furia quella mattina, sorrisero entrambi a occhi bassi, ancora
non riuscivano a guardarsi negl’occhi. L’appetito e il lungo cammino sciolse
le loro difese e cominciarono a parlare …a ricordare il passato…a ricostruire
insieme l’immagine lontana di quel luogo che era mutato nel tempo…il mulino,
i sacchi di grano, i muretti di pietre che usavano come ostacoli nelle
loro cavalcate, i visi dei contadini, il rumore sordo delle pale del mulino
che giravano inesorabilmente per ricavare la farina…le acque del laghetto
d’inverno che si ghiacciavano…i sassi che lanciavano…le gare…
Tutto questo non sta accadendo…pensarono
entrambi…
Si rattristarono, però,
quando si guardarono attorno…era tutto in rovina…non c’era più grano
da macinare… nessuno più se lo poteva permettere il pane… la Francia
aveva fame…
Oscar voleva bere…voleva brindare
a quello che stava accedendo in quel momento per cacciare via quel pensiero
di morte, quel presagio di rovina.
Non voglio che nulla mi
riporti alla mente Parigi, le mie ansie di servitore del regno…nulla…voglio
solo quello che ho ora…
Oscar prese la bottiglia di
vino, non aveva portato i bicchieri per paura di romperli e ferire i fianchi
del cavallo.
Andrè la guardava estasiato,
vedere quei suoi gesti lo riempivano di tenerezza, quante volte aveva immaginato
una scena come quella…tenerezza che … divenne desiderio…era come se una
voce sorda lo chiamasse dal corpo, dal viso, dai capelli di quella donna
vestita da uomo…cominciò a tremare, voleva scappare, voleva non
guardarla, ma non ci riusciva…vide la sua schiena…le lunghe gambe raccolte…i
suoi capelli sciolti, le sue dita affusolate che armeggiavano con la bottiglia…
Oscar la stappò
e bevve.
…Andrè vide la sua bocca…la
goccia che scendeva lungo il mento…il collo…il gesto di abbandonare la
testa all’indietro, i tratti del viso che apprezzavano il piacere di quel
sapore intenso…e poi le dita che andavano a pulire le labbra…a disegnarne
i contorni…
e tu Oscar non saresti una
donna! Se tu potessi vedere la sensualità… Mi stai facendo impazzire!
Vorrei prenderti ora, vedere il tuo corpo abbandonarsi al piacere che vorrei
donarti…
Oscar non si accorse del turbamento
dell’amico…poi lo vide improvvisamente pallido…
Mi sento sconvolgere…mi
sento esplodere dentro…
…lo vide alzarsi di scatto
…correre via…accasciarsi accanto ad un albero e vomitare.
Fine 3° parte
Mik